Per tutta la
durata del pranzo, il Maestro ci aveva, per così dire, intrattenuti, descrivendo
la sua nuova, fiammante, protesi dentaria. A bocca aperta, continuava a
mostrare quel miracolo della tecnologia sanitaria, che non si sa quanto gli
fosse costato..Nessuno di noi aveva avuto il coraggio di guardare.. Il Maestro,
noto pianista e dispensatore di sorrisi e
canzoni di Fred Bongusto o Bruno Martino
per turiste attempate, nei peggiori locali
notturni di Firenze e dintorni, era anche noto per la sua taccagneria e quella enorme
spesa avrebbe occupato gran parte dei suoi pensieri e discorsi per chissà
quanto tempo ancora…Tuttavia, non so come, un lampo di barbera violaceo
illumino’ il suo animo e trovo’ un guizzo di generosità per invitarci tutti a casa sua a Firenze, quel fine
settimana. Avremmo mangiato e dormito da lui… L’appuntamento fu fissato per la
mattina successiva alle 8.00 alla stazione – il treno partiva alle 8e30 – il
tempo di munirsi di biglietto. Saremmo stati tutti lì puntuali (dovevamo essere
in sette..).
La mia badante era anche badante di una anziana
signora ex attrice del cinema muto. Forse aveva avuto un’avventura con uno dei
fratelli Lumìere (o entrambi)..Era comunque
moolto benestante ed abitava in un palazzetto all’interno di un splendido quartiere residenziale di Torino. Quella
notte la mia badante improvvisò in mio onore una sfilata con gli abiti di scena
custoditi dentro un grande armadio di legno nero, uno dei tanti dentro quella
grande casa, dove si ascoltava ancora musica con il grammofono, da vecchi,
spessi, dischi in vinile Noi, invece, ascoltavamo musica da un giradischi
provvisto di casse acustiche: consumammo Led
Zeppelin III, persi dietro l’assolo di Page in “ Since I've Been Loving You”; “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd, “Waiting for the Sun” dei Doors , “Selling England by The Pound” dei Genesis; ed una molteplicità di LP mai dimenticati .
Il battere spettrale dell’orologio a pendolo mi sveglio’ alle tre, uscii dalla camera e mi
recai nel freddo, buio soggiorno, arredato in stile “dannunziano”, dove avevo
intravisto quei vecchi 78 giri. Sedetti su una poltrona vicino al tavolino con
sopra il grammofono e da un ripiano estrassi alcuni di quei dischi. Ne presi uno
in mano e lessi nell’etichetta: (..... )
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