cassetti confusi

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domenica 25 marzo 2012

C'ERA UNA VOLTA LA CASCINA LA GRANGIA..


         

Dov’è andata a finire la famosa Cascina LA GRANGIA  di via Ricaldone a Torino?
Si trattava di una grande costruzione agricola in parte provvista di robuste cinta murarie, del tipo “Cascina di Pianura a corte chiusa” con frutteto, recinto e due  archi di accesso situati sull’asse est – ovest. Quest’edificio rurale di elevato valore documentario ed ambientale raccontava attraverso le sue spesse mura, le grandi arcate che sorreggevano la copertura dei fienili  e le stalle a piano terra,, e poi i corpi destinati al conduttore ed ai lavoratori, la sua lunga travagliata ma anche ricca e gloriosa storia. Infatti già durante l’assedio di Torino nel 1706 risulta dalle carte dell’epoca e fu anche impiegato come presidio. Nel secondo quarto del Settecento era di proprietà del Conte di Cigliè, e conservo’la sua destinazione d’uso fino a meta’ degli anni ’80. Poi cominciò il suo lento decadimento fino ai giorni nostri e infine la triste demolizione avvenuta intorno al 2008..





Ben Harper - Roses For My Friends
 












Crosby, Pewar,Raymond (CPR) - Dejavu'






A suo tempo scelsi  la ristrutturazione di questo edificio come argomento della mia tesi di laurea:

                   

                                             
Si trattava di un "Progetto di Ristrutturazione del complesso agricolo e riconversione del suo uso in  Comunità Terapeutica", ispirata a quelle di Don Ciotti o Muccioli..Era un modo di recuperare l'uso della struttura, per un fine diretto al recupero della Persona. Era anche un modo di salvarla dall'inevitabile processo di fagocitazione che stava compiendo il tessuto urbanistico circostante formato da isolati  costituiti da edifici da 8  piani con cortile interno.. Tutto questo succedeva nel 1989...             


La costruzione continuava comunque a mantenere la sua vocazione agricola ed al corpo principale erano aggiunti un corso d'acqua artificiale ed una serra..


ECCO COME SI PRESENTAVA IL CASCINALE PRIMA DELLA DEMOLIZIONE


ECCO COME SI PRESENTA IL CASCINALE  AI GIORNI NOSTRI...
 TUTTO SPARITO!



VIDEO:  PROGETTO DI RIAPPROPRIAZIONE DEL TERRITORIO  durata 1 min20:



VIDEO:  LA GRANGIA COM'ERA, COM'E'  durata 4 min O7: 

Dedico questo posto ad Ennio, mio  carissimo amico .





Dati utili:
Politecnico di Torino - Dipartimento di Ingnegneria dei sistemi edilizi e territoriali -
Tesi di Laurea anno accademico 1989 di Ubaldo Scifo
"Individuazione delle esigenze di una comunità terapeutica per tossicodipendenti e verifica applicativa nel riuso di un edificio rurale per l'ospitalità e rieducazione al lavoro"
- Cascina "La Grangia" a Torino -
Relatori:
Prof.Dott.Arch .Ennio Innaurato
Dott.Ing Fabrizio Astrua

35 commenti:

Alligatore ha detto...

Bel progetto, in un mondo più giusto sarebbero all'ordine del giorno progetti come il tuo.

mr.Hyde ha detto...

Grazie...Progetti come questo, ai giorni d'oggi, fanno solo ridere..Tant'è che, mi pare, l'are sara' occupata , tanto per cambiare, da un complesso residenziale..

Cirano ha detto...

scandalosamente andato tutto distrutto...evidentemente non c'era possibilità di speculare...

mr.Hyde ha detto...

Sono progetti molto dispendiosi...La struttura a suo tempo,(parlo di 25 anni fa) poteva essere in parte recuperata, in parte abbattututa perchè fortemente degradata e ricostruita con la stessa volumetria..C'era un momento in cui molte cascine furono recuparate a Torino, destinandole a centri quartiere, uffici comunali e strutture sociali di ogni tipo.
Ma come dicevo prima, in un periodo in tutto si pensa fuorchè investire nel welfare, questa operazione non avrebbe avuto vita facile..

Minerva ha detto...

Dillo, dillo che mi stai seguendo e che stai raccontando la mia storia puir senza conoscerla e quindi sorprendendo entrambi ogni volta: immagina un po' dove la sottoscritta ha frequentato elementari e medie! Sì, proprio quella di via Caprera davanti a quella cascina. Ci passavo tutti i giorni, è sempre stata un rudere transennato, ma che bello così nella città!! E per tua informazione, la mia ex scuola è diventata un centro d'accoglienza proprio di Ciotti e La Grangia, sì, è stata demolita :-((( Sigh, che cosa orribile.

mr.Hyde ha detto...

ah ah ah!.. cara Minerva, tu non lo sai: io sono la memoria del mondo!..Una sorta di inconsapevole Highlander delle cianfrusaglie.. E' strano come succedono queste cose..Ti diro' ancora di piu',ho abitato anche in via Lesegno (forse il primo numero civico):alcune foto, dall'alto, le ho scattate da lì e da via Ricaldone!! Sto aggiungendo a questo post un video dove ho messo alcune mappe dell'epoca (in cui si vede la cascina) e foto di scorci dei luoghi prima e dopo la demolizione della 'compianta'.Penso che per te sia bello da vedere!..

Zio Scriba ha detto...

Accidenti, quanto sei avanti... quindi, nel parlare tempo fa di progetti per una sorta di modernissima comune tecno-agricola sapevi benissimo il fatto tuo, non era solo utopia... anche se ovviamente c'è il problema di individuare luoghi abbastanza remoti, lontani dalle zampe che sudano strutto degli speculatori edilizi di me***...
Un abbraccio, caro amico!

mr.Hyde ha detto...

Amico mio, ormai, lo sappiamo benissimo: se vuoi creare un roba così devi autogestirla, non chiedere soldi a nessuno e pregare che non ti facciano pagare (stato e mafia) il pizzo...
Non lo se esistano luoghi come li descrivi tu.Un abbraccione a te!

Ernest ha detto...

mi domando davvero perchè in questo paese, e magari anche in altri, non si dia l'importanza alle cose giuste lasciando spazio invece a tante assurdità...

mr.Hyde ha detto...

Molto probabilmente perchè le decisioni vengono prese da soggetti corrotti o incapaci, o tutt'e due..

Anonimo ha detto...

Una Parabola che lascia l'amaro in bocca, purtroppo troppe volte raccontata. Bello e romantico il tuo progetto, e proprio per questo temo, irrealizzabile. Ma...
...per il ricordo che ha lasciato di se, per noi che ancora siamo qui a parlarne, per tutte le persone che negli anni, generazione dopo generazione, ci hanno vissuto e lavorato...
...per tutto questo ringraziamo il fatto che sia esistita.
Ciao mr.Hyde,

mr.Hyde ha detto...

Grazie a te per le gentili parole, magar...E' già un bel risultato il fatto che parlare del progetto sia stato un pretesto per raccontare la storia di un manufatto che attorno e dentro di sè ha, a sua volta, visto vivere, lavorare, lottare, nascere e morire migliaia di persone...Un piccolo mondo che ha terminato il suo ciclo di vita con l'abbattimento delle sue pareti, che pero' rivivrà ogni volta che verrà raccontato da qualcuno...L'importante è che non dimentichiamo di avere rispetto per la storia e le origini dei luoghi e delle persone..

Blackswan ha detto...

Piange il cuore vedere certe strutture sparire.Cemento e profitto,questa società non sa raccontarci altro.Invece, quel progetto era ottimo e meritava altra sorte.

mr.Hyde ha detto...

Grazie..La conservazione del patrimonio edilizio storico è considerata scomoda e 'dispendiosa'..Figuriamoci un recupero edilizio associato ad un impiego socialmente utile...

Ambra ha detto...

Che atto criminoso distruggere un patrimonio che non saremmo più in grado di ricostruire. E' mai possibile? Sono indignata. Devo dire che a Milano, praticamente in pieno centro, dietro Porta Romana, si è salvata una bellissima cascina, la Cascina Cuccagna, ristrutturata e riconvertita in parte ad uso commerciale e in parte per le associazioni di volontariato. E' splendida.
E' un dolore veder sparire dei reperti che oltre a tutto potrebbero essere ancora utilizzati anche se in modo diverso.

mr.Hyde ha detto...

Gia' è triste..Anche a Torino in precedenza molti fabbricati rurali son stati recuperati, anche modificandone la destinazione d'uso..Ma allora qualche soldo si investiva volentieri in queste operazioni..

Domus ha detto...

Siccome non mi piacciono i cori all'unisono, ti dirò di non condividere la tesi sostenuta.
Conosco bene Torino (Ho seguito, col Prof. G. Brino, anche un progetto per il restauro dell'Arsenale), ma per quello che so ed ho visto dalle tue immagini, a mio parere, non c'erano i presupposti per la conservazione di quell'episodio edilizio (Pur elegante nella sua formulazione originaria).
Gli edifici, eccetto quelli di elevata valenza architettonica, storica e culturale (E non mi sembra sia questo il caso), debbono essere considerati come gli Uomini: Nascono, Crescono e Muoiono.
Il problema dei tuoi Amici (Ambra compresa che, con l'occasione, saluto) che, cosi facendo, voglio, consciamente, provocare, è quello di confondere la logicità / economicità di un intervento di restauro edilizio con la convenienza di un intervento di conservazione, o meno, urbanistica delle aree edificabili. Il secondo aspetto, come a tutti ben noto, è di natura politica (Piani Strutturali ex Piani Regolatori Generali); il primo è giustamente, invece, di natura assolutamente privatistica.
Spero di aver buttato un grosso sasso nello ... stagno. Si, vero, sono un ... provocatore.
Ciao. Domus

Sarah ha detto...

Mi piace tantissimo, adorando la terra e le case rurali poi... e dimmi, non c'è nessuno che, interessato, e ben fornito di soldini, sia disposto a ristrutturare davvero tutto l'intero complesso? :)

mr.Hyde ha detto...

Cara Maraptica, purtroppo ormai hanno tirato giu' tutto e l'area è libera per costruirvi altre case..La metropoli è crudele..

mr.Hyde ha detto...

Caro amico, il progetto risale al periodo in cui il manufatto versava in condizioni decisamente migliori...
In ogni caso la 1^ soluzione che proposi allora (ma che non fu accettata, prevedeva l'abbattimento del 40% (impossibile da recuperare) ed una ricostruzione degli stessi volumi in vetro (avevo pensato ad un serra) ed altro materiale che si diversificasse totalmente dall'esistente..
Tecnicamente il tuo discorso non fa una grinza, ed io lo condivido a condizione che:
1) sia rispettata la volumetria
2) sia conservata la parte recuperabile (le murature su via Ricaldone, i fienili e le arcate che sorreggono la copertura, il fabbricato del conduttore, ovviamente anche qui sostituendo i solai, tirantando, rifacendo le coperture recuperando i coppi vecchi etcc, ) Il risultato sarebbe favoloso;
3) Venga sistemato a verde il terreno di pertinenza;
4) Venga usata la struttura per il quartiere;
5) Mantenuta (ovviamente in parte) la destinazione ad orto, o anche a piccolo mercato per la vendita di prodotti agricoli proveniente da centri agricoli della cintura (ce ne sono ancora?)
6) A parte il fabbricato è anche la traccia sul territorio che dovrebbe essere conservata. Mi piaceva molto l’idea di una maglia diversa, una discontinuità, uno spazio di riposo e riflessione in mezzo alla città, che non fosse solo alberi e prato, ma che fosse un segno: ‘in questo posto, trecento anni fa, francesi e piemontesi combattavano con i fucili a baionetta e due colpi in canna’..
7)I Comuni sono ormai in deficit, quindi aspettarsi che pagasse l'esproprio e pagasse l'intervento e destinasse il progetto ad usi diversi da quello speculaivo è appunto un'utopia, questo lo sappiamo tutti..
8) Su quello che verrà realizzato penso non vi siano dubbi..(parlando di P.R.G.C di Gregotti a cui ho collaborato per il comune di Torino nella fase di rilievo e metaprogettuale fino al Preliminare, l'area era considerata di'trasformazione', a indice di fabbr. basso mentre la cascina era retinata come area per strutture sociali..) E' una questione politica come dici tu e quell'area era troppo "appetibile"...
Ti ringrazio per il tuo intervento che mi ha dato la possibilità di approfondire alcune cose lasciate in sospeso..Un caro saluto.

L'infinito di Crib ha detto...

Hai delle bellissime idee Mr.Hyde...i "presupposti" si devono creare e volere quando è per un bene comune. Peccato...la metropoli è crudele e non solo.

mr.Hyde ha detto...

Grazie mille, Cristina.I presupposti si possono creare,ma,come leggerai su qualcuno dei commenti, se non c'è una volontà politica, certi progetti rimangono su carta..Io rimango sempre del parere che un intervento sul territorio con valenza storica è un fatto di cultura e che,se tale progetto abbia un fine sociale, debba essere previlegiato.

Roscio ha detto...

Bella tesi, mi ricorda la mia che prevedeva un'altra grande utopia: un quartiere dell'arte immerso nel verde in piena città. Pensano di costruirci un centro direzionale/commerciale invece. Non sono daccordo con Domus che non c'erano i presupposti per la conservazione di un manufatto che, quantomeno per tipologia edilizia, aveva tutte le carte in regolare per meritare migliore attenzione.

mr.Hyde ha detto...

Dal punto di vista edilizio c'erano i presupposti per una parziale conservazione, sapevo che l'edificio in certi punti ormai non c'era più..I presupposti riguardano la storia vissuta dal manufatto: da cascina a fortino militare, poi di nuovo a fabbricato rurale... Una forte traccia nel territorio e nella memoria non si puo' cancellare.
Domus ammetteva simpaticamente che la sua era anche una provocazione..
Mi fa piacere che anche a te piccia coltivare utopie, chissà, magari qualche volta ne realizzeremo una!..Un carissimo saluto.

Ninfa ha detto...

Certo che una magnifica cascina attorniata da quei brutti palazzi che sorgono nella zona, oggi striderebbe alquanto, ma sarebbe una bellissima oasi in mezzo al cemento. Comunque il sogno "La Grangia" è stato purtroppo frantumato al momento della demolizione del complesso. Il progetto che avevi proposto nella tua tesi è molto interessante, sia perchè si trattava di un intervento conservativo di una realtà rurale, che per il significato sociale che assumeva. Purtroppo le scelte dei comuni sono spesso guidate da altre logiche, a parte qualche eccezione. Quando un edificio storico della città in cui si vive sparisce, è come se si perdesse un frammento della vita di tutti i suoi abitanti. Ciao, Hyde.

Squilibrato ha detto...

Un vero peccato l'abbiano abbattuta. Essendo vicino ai luoghi da me frequentati, avrei fatto volentieri un salto per fotografarla. Deformazione professionale: anafestico.blogspot.com

mr.Hyde ha detto...

Cara Ninfa mi pare che ti sia resa perfettamente conto della situazione, non c'è altro da aggiungere..Se provi a guardare il 1° video (brevissimo, dura un minuto) vedrai l'effetto del complesso rurale che si impossessa dei suoi dintorni attraverso un (provocatorio ed utopico) processo di "forestazione". Un abbraccio..a breve passo da te

mr.Hyde ha detto...

Ah..mi fa piacere! Ho fatto un giro veloce su anafestico: grande, molto bello.Ti dico che ci tornero' spesso perchè voglio guardarmi tutto con calma..Anch'io mi aggiro per i ruderi, un po' per mestiere, un po' per passione..Questa è un vecchia tonnara:
http://youtu.be/WdTtlygHiJk

un caro saluto

Sarah ha detto...

cancelliamo la storia e non ci rendiamo conto che cancelliamo la nostra identità...

mr.Hyde ha detto...

Hai ragione da vendere..Il fatto è che si puo' continuare a vivere cancellando la propria identità..Pero’ non sono convinto che sia divertente accorgersi di essere un ritaglio, buono per essere incollato a coprire un qualsiasi vuoto.

Adriano Maini ha detto...

Inarrestabile la distruzione dei nostri reperti storici, purtroppo!
P.S. La prima immagine é dal Theatrum Sabaudiae, vero?

mr.Hyde ha detto...

Sicuramente si, tuttavia io l'ho tratta da un sito di cui ti lascio il link dove sono contenute una serie di bellissime ed interessanti foto di mappe d'epoca:
http://www.torinoinfoto.it/mappe.php

In particolare quella di cui parliamo è una rappresentazione riguardante: "Città di Torino e dintorni anno 1682
Cartografo: Thoma Borgonius S.R. Cels. à Secretis delineat.

Altre immagini contenute (anche nel video) sono invece di mio possesso...

Sulla sinistra della rappresentazione (Porta Susa), all'uscita dalle mura, più avanti, dopo il Gerbido (non rientra nella rappresentazione)c'era già parte della cascina di cui parlo -
Grazie di essere passato, Ciao!

davide querio ha detto...

Buongiorno, sono Davide Querio avrei bisogno di una informazione a riguardo della cascina La Grangia: sto conducendo una ricerca sulla popolazione della frazione di origine di mio padre, Querio, situata a ridosso dei comuni di Ingria e Frassinetto. La peculiarità dei Querio era il loro lavoro: erano tutti arrotini ambulanti, le cui famiglie si dividevano il Piemonte a zone per poter esercitare il mestiere. Per poterlo fare stavano via dei mesi dalle loro case e per dormire scambiavano l'affilatura di attrezzi con vitto e alloggio, l'alloggiamento consisteva nel dormire nel fieno del fienile della cascina. La famiglia di mio padre era solita recarsi, almeno fino agli anni '50/'60, alla Cascina Grangia per il motivo di cui sopra quando molava a Torino e dintorni. Dato che sto cercando delle testimonianze dirette vorrei sapere se è possibile rintracciare i vecchi proprietari per poter chiedere a riguardo.
Cordiali saluti
Davide Querio
davidequerio@virgilio.it

Eva ha detto...

Ciao,
capisco che sono passati alcuni anni da questo tuo post e forse l'argomento non è più di tuo interesse, però volevo segnalarti che martedì 27 giugno i volontari dell'Ecomuseo terranno una conferenza sulla storia della Cascina Grangia presso il Centro Anch'io di via Ada Negri. Ci piacerebbe includere nella conferenza anche uno dei tuoi brevi filmati, sarebbe possibile? T'interessa?
Puoi trovarci su FB come associazione A.Me.Va.

mr.Hyde ha detto...

@ Eva Alciati:
Mi sto accorgendo ora che sei passata dal mio blog, ti avevo lasciato il link.
Disponi del materiale come meglio credi, per me è un piacere.Anzi se poi mi invii qualche video della conferenza, mi fai cosa gredita! A presto..